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18/03/2017
Per TMB un anno di crescita e sviluppo guardando a nuove sfide!
Sono trascorsi quattro anni da quando TMB, azienda della famiglia Ruffo, che realizza una vasta e completa gamma di aspiratori (commerciali, professionali e industriali), tool, self e monospazzole, ha avviato la produzione nel rinnovato stabilimento di via Ca’ Nova Zampieri, nel Comune di San Giovanni Lupatoto, alle porte di Verona. Una scelta strategica, risultata decisamente vincente per il decollo produttivo di un marchio storico, assai apprezzato in Italia e all’estero, del professional cleaning made in Italy. La piena integrazione logistico- produttiva di TMB nell’ambito del Gruppo della famiglia Ruffo è una realtà che sta dando ottimi frutti, tanto che per l’industria scaligera si profila la chiusura del bilancio 2016 con un indice di crescita del fatturato pari al 20%, frutto di una produzione di grande qualità, particolarmente attenta ai bisogni dell’utilizzatore finale e alle esigenze connesse al green cleaning, ovvero, risparmio energetico e sostenibilità ambientale. Abbiamo incontrato l’amministratore delegato di TMB, Giampaolo Ruffo, per analizzare insieme l’andamento del mercato e fare il punto sullo stato di salute un’azienda particolarmente dinamica e giovane, proiettandoci con lo sguardo al domani.

Dottor Ruffo, con l’arrivo dell’autunno, l’attività industriale è entrata a pieno regime: non possiamo però nasconderci le difficoltà del momento che stiamo attraversando, assai delicato per l’Italia, dove non si può parlare affatto di una vera e propria ripresa economica. Sullo sfondo, poi, lo scenario per ogni imprenditore è complesso, con le grandi sfide dell’innovazione, della digitalizzazione, della robotica e dell’industria 4.0: sono prospettive che la preoccupano?
“Assolutamente no, perché rappresentano opportunità di sviluppo in cui ho sempre creduto, non vedo questi temi come possibili ostacoli, ma scelte quasi obbligate per affrontare con successo la concorrenza sul mercato globale. Per quanto riguarda la prima parte della domanda, in effetti, la situazione interna al Paese è ancora stagnante: quello interno resta un mercato ancora molto valido, ma sta diventando sempre più difficile da vivere, dovendo operare tra mille lacci e labirinti burocratici al suo interno. Fortunatamente TMB sta crescendo, sia in termini di fatturato che volumi prodottivi, grazie alle esportazioni e all’affermarsi della nostra presenza commerciale su alcune nuove piazze commerciali, nelle quali siamo riusciti a posizionarci molto bene”.

Stiamo parlando dell’Europa o di altri continenti?
“I risultati migliori, per noi, sono arrivati da Stati extraeuropei: mi riferisco specialmente a Stati Uniti e Giappone. Purtroppo, gli indicatori che giungono dal Vecchio continente non sono positivi: assistiamo ad un rallentamento generalizzato dell’economia in ambito UE, mentre l’Italia non dà alcun segnale concreto di risveglio. Anzi – per dirla tutta – mi pare che le cose qui da noi stiano per alcuni versi peggiorando. Se analizziamo le ragioni della nostra ritrovata competitività negli Stati Uniti e nei Paesi di quell’area geo-politica ed economica, va detto onestamente che molto dipende dall’apprezzamento del Dollaro sull’Euro. Si tratta, infatti, di un fattore congiunturale che per noi ha avuto davvero una notevole importanza, perché ci ha permesso di affacciarci in quei luoghi, prima inaccessibili”.

I risultati ottenuti finora premiano il grosso sforzo di ricerca e sviluppo che avete portato avanti in questi ultimi anni, con una particolare attenzione - nella progettazione dei nuovi modelli - rivolta all’ergonomia. Quali sono i fattori che stanno influenzando maggiormente l’elevato indice di gradimento della produzione di TMB?
“L’innovazione è stata senz’altro la chiave di volta che ci ha consentito di avviare la penetrazione commerciale in Paesi che, precedentemente, non avevamo nemmeno preso in considerazione. Soprattutto viene apprezzata la praticità d’uso delle nostre macchine. Questo perché abbiamo messo al centro di ogni nuovo progetto la realizzazione di prodotti in grado di coniugare la garanzia della migliore qualità possibile applicata su ogni modello e la capacità di adeguate performances nella prestazioni di lavoro, con l’esigenza del massimo comfort possibile assicurato all’operatore”.

Uno sforzo lodevole, a maggior ragione se solo si considera che, una certa visione della robotica, tende attualmente alla spersonalizzazione del rapporto uomo-macchina, ad esclusivo vantaggio dell’automazione. Pensa che si tratti di un rischio o di un’opportunità nel settore del professional cleaning?
“E’ innegabile che la robotica è destinata a segnare il nostro futuro sociale e industriale, perché si tratta di un processo irreversibile. Non so, però, quanto a breve e quando sarà effettivamente disponibile. Oggi, a mio parere, dal punto di vista pratico, essa può funzionare solo in presenza di standard rigorosamente definiti nei processi di lavorazione. Per esempio, pulire delle stanze, rappresenta invece l’opposto di tutto ciò, perché richiede interventi assai differenziati. Ciascuna di esse, infatti, è composta da molteplici elementi. Insomma, ora come ora la tecnologia robotica non è ancora in grado di offrire una risposta adeguata a queste specifiche esigenze”.

Nell’ambito della produzione si sente parlare sempre più spesso di personalizzazione del prodotto: cosa significa per TMB?
“Innanzitutto occorre fare chiarezza: usando questo termine io mi riferisco alla sostanza, al know how della macchina, non al design estetico o all’accessoristica. Per noi, in questo senso, la personalizzazione dei modelli rappresenta un aspetto centrale, in quanto comporta lo sforzo di andare sempre incontro alle esigenze di pulizia, ai bisogni lavorativi e alle necessità espresse dai fruitori della nostre macchine. Per fare ciò, come azienda, dobbiamo essere in grado di raccogliere costantemente i feed back e le informazioni provenienti dal mercato e dagli utilizzatori finali, sviluppandole in prodotti adeguati e pensati per risolvere tutti i problemi di pulizia che ci sono stati prospettati. Ovviamente, per dare corpo a questo disegno, abbiamo la necessità di poter contare su concessionari e distributori adeguatamente formati e coinvolti in questo sistema di progettazione che parte dall’ascolto dell’utenza”.

Con un occhio di riguardo alle imprese di pulizia, che costituiscono lo zoccolo duro della vostra committenza?
“Sì, perché sono il nostro principale interlocutore commerciale in un mercato estremamente competitivo, dove ogni giorno si combatte la guerra per il prezzo. Sono convinto che esistano ancora tante nicchie inesplorate, proprio perché quello del cleaning professionale è un mondo vastissimo, destinato a maturare di pari passo con la crescita economica, sociale e civile di un popolo”.

Un’ultima domanda a bilancio di questo anno che volge ormai al termine: come lo giudica per l’andamento della sua azienda?
“E’ stato molto positivo, non solo per le ragioni che ho già esposto, ma anche perché l’azienda che ho l’onore di guidare – grazie all’impegno di tutto il personale – ha confermato di aver raggiunto una precisa e preziosa collocazione all’interno del Gruppo. Cito solo due, tra i tanti vantaggi di questa appartenenza alla grande famiglia Ruffo: l’approccio corale al mercato e la progettazione comune: un binomio di condizioni importanti per lo sviluppo produttivo di TMB che – insieme a tante altre - mi permettono di guardare al nostro futuro con rinnovato ottimismo”.